lunedì 18 agosto 2014

ZURIGO 2014, IL BILANCIO AZZURRO

Calato il sipario sui Campionati Europei di Zurigo, proviamo a stilare un bilancio della trasferta azzurra, alla luce dei risultati ottenuti e del confronto con le edizioni passate. Com’è andata la squadra italiana?

Partiamo dalle fredde cifre, attraverso il consueto calcolo dei punti messi assieme dai finalisti entro l’ottavo posto, elencati di seguito con riferimento su specialità e piazzamento conseguito:

Daniele Meucci – Maratona 1° ORO
Libania Grenot – 400m 1° ORO

Valeria Straneo – Maratona 2° ARGENTO

Marzia Caravelli, Irene Siragusa, Martina Amidei, Audrey Alloh 4x100  4°

Diego Marani - 200m
Federica Del Buono - 1500m
Chiara Rosa - Peso
Yadi Pedroso - 400hs
Anna Eleonora Giorgi – Marcia 20km

Daniele Meucci - 10.000m
Anna Incerti - Maratona

Marco De Luca – 50km marcia
Fabrizio Donato - Triplo
Gianmarco Tamberi – Alto
Marco Fassinotti – Alto
Antonella Palmisano – Marcia 20km  7°
Ruggero Pertile – Maratona
Chiara Bazzoni, Maria Enrica Spacca, Elena Bonfanti, Libania Grenot 4x400

Stefano La Rosa –  10.000m
Giulia Viola – 5.000m
Giorgio Rubino – 20km marcia

Da quanto sopra, emerge che nella classifica a punti generata sui piazzati nei primi 8 finalisti sono stati totalizzati 71 punti complessivi (Uomini 27pt - Donne 44pt). Di questi 48 sono arrivati dalla pista, mentre dalla strada sono arrivate due medaglie su tre conquistate, se si esclude l’oro a squadre in Coppa Europa di maratona, per un piazzamento al 9° posto nel medagliere. Tutto sommato un bilancio soddisfacente, considerando che tra i piazzati vi sono diversi nuovi prospetti, su tutti Federica Del Buono, destinati a crescere ulteriormente nel prossimo biennio che porterà dritti alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Non dimentichiamo poi che alcune punte di diamante della squadra si sono presentate a Zurigo non al meglio, con Daniele Greco addirittura messo fuori gioco dal serio infortunio al tendine d’Achille, e la stessa Alessia Trost distante dal suo picco di forma.

Guardando ai punteggi totalizzati negli anni passati, ecco cosa avvenne nelle ultime 4 edizioni, ossia da dodici anni a questa parte:

2002  92 punti (Uomini 39pt – Donne  53pt)
2006  62 punti (Uomini 42pt – Donne 20pt)
2010  92 punti (Uomini 59pt – Donne 33pt)
2012  60 punti (Uomini 38pt – Donne 22pt)

Si può constatare un miglioramento rispetto al 2012, tuttavia solo apparente perchè in quella edizione non figuravano nel programma le gare su strada. Piuttosto salta all’occhio una certa somiglianza d’insieme con quanto avvenne a Goteborg 2006, dove i punti accumulati furono inferiori. E’ evidente inoltre il minor contributo del settore maschile, soli 27 punti, il peggior dato mai totalizzato dagli uomini nella rassegna continentale da oltre 50 anni a questa parte.    

Nel dettaglio delle varie gare si sono viste buone cose, alternate a controprestazioni evidenti, da capire caso per caso da parte degli atleti e dei rispettivi tecnici, al fine di correggere il tiro per il futuro. Analizzando quanto avvenuto nei vari settori, si può fare qualche considerazione riepilogativa per ciascuno di essi.

In chiaroscuro il settore velocità che, se può far affidamento su forze fresche e performanti in campo femminile, trova difficoltà a concretizzare tempi di rilievo al maschile. Se è vero che scendere sotto i 10.20 è un’impresa (dal 2010 hanno superato tale muro solo in tre), in questa stagione si contano sulle dita di una mano anche prestazioni sotto i 10.30, segnale allarmante soprattutto se si considera che il resto d’Europa (improponibile un confronto a livello mondiale) viaggia su altre andature. Al di là dell’errore tecnico in finale della 4x100 maschile, bisogna considerare anche la mancata finale della 4x400 maschile, incapace di esprimere il suo reale potenziale. Sarà importante a tal proposito, seguendo l’esempio di altre nazioni, tra cui la vicina Francia, focalizzare sulle nuove leve, facilitare e promuovere la collaborazione tra i principali coach del settore a livello nazionale, affinchè vi siano sinergie improntate a fondare le basi di un sistema, chiamatelo “scuola” se volete, che sviluppi metodologie complementari e mirate a formare e rinfoltire la base giovane e migliorare i top sprinter attuali in circolazione. Discorso a parte va fatto per gli ostacolisti, che nell’insieme presentano buoni margini di crescita, ed un buon ricambio generazionale.

Il settore su strada, marcia e maratona, sostanzialmente ha dato diversi segnali incoraggianti, con la maratona che ha portato due delle tre medaglie individuali conquistate. Nella marcia sembra vi sia una ripresa, con un ricambio importante in un movimento che, nonostante i colpi accusati negli anni passati dalla partenza per altri lidi di Sandro Damilano, e dalla vicenda Schwazer, si mantiene vivo.
La maratona è un caso a sé, enorme partecipazione di massa nelle numerose gare sparse per la penisola, ma alla fine i casi di atleti da contesto internazionale rimangono casi isolati. Dà ossigeno all’ambiente il solido approccio alla distanza di Daniele Meucci, ma alle sue spalle è fondamentale far crescere un gruppo, come per quanto avvenuto al femminile, con le donne capaci di un oro corale in Coppa Europa.
Il mezzofondo in pista, al di là di una superlativa Federica Del Buono, soffre ancora, ma fa ben sperare la crescita di diversi giovani interessanti, da seguire ed amalgamare, favorendo confronti tra loro ed esperienze internazionali.

Per quanto concerne i concorsi, non siamo messi così male nei salti, sperando in una pronta guarigione di Daniele Greco ci sono comunque nomi su cui puntare,  a cominciare da Alessia Trost, anche se in termini prestativi c’è da rafforzare il settore per essere competitivi quanto meno a livello europeo. A Zurigo, fatta eccezione per triplisti e altisti, qualcuno ha reso molto meno delle proprie possibilità, lunghisti ed astiste in primis, ma i valori in pedana ci sono ed i tecnici preparati anche. Difficoltà maggiori si trovano nei lanci, con i soli veterani Chiara Rosa e Nicola Vizzoni a superare la qualificazione, troppo poco per discipline in cui si potrebbe reclutare e fare di più.

Ultimo dato: dei 25 finalisti azzurri, la stragrande maggioranza è composto da atleti militari, niente di nuovo, è consolidato che nel nostro Paese per praticare atletica ad un certo livello è necessario il supporto di un gruppo sportivo con le stellette. Giusto, a condizione che una volta entrati nell’arma siano mantenuti alti gli stimoli a migliorarsi ed impiegare in modo costruttivo le proprie energie. Buoni riscontri a tal proposito sono arrivati da chi ha deciso di confrontarsi con altre realtà, frequentando contesti internazionali sia in allenamento che in gara. Quanto alle squadre militari ed alle strutture a loro disposizione, sarebbe opportuno, a beneficio di tutto il movimento, studiare il modo di poter programmare l’attività agonistica anche nei loro centri, specie dove non esistono valide alternative, ed allargare l’utilizzo di quelle strutture e dei servizi in esse presenti ad un più ampio numero di atleti, anche appartenenti a club civili. Qualcosa in tal senso si sta muovendo, ma si potrebbe fare di più, ne guadagnerebbe l’atletica tutta.    

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