C’è sempre un po’ di malinconia alla fine di un grande
evento, così quando si arriva alle staffette del miglio di un Mondiale il
pensiero va già alla prossima volta. Nel 2016 ci saranno i Giochi di Rio, l’obiettivo
più importante del quadriennio, l’occasione da non fallire, soprattutto per chi
sarà impegnato nell’ultimo appuntamento olimpico di carriera.
Lo sarà per Usain
Bolt, re anche a questo Mondiale, contro previsioni, critiche e illazioni, a
volte davvero troppe, soprattutto quando di fronte si ha il più forte velocista
di sempre. Tre ori portati a casa da Pechino, proprio come nel 2008 quando aprì
di fatto il suo dominio mondiale, simbolo di una nazione piccola ma vorace.
Molti pensavano che la Giamaica bersagliata di polemiche e presa di mira da IAAF e Agenzia
mondiale antidoping, presenziasse remissiva qui a Pechino, lasciando per strada
parecchie medaglie. Niente di tutto ciò perché alla fine i giamaicani hanno
volato, con 12 medaglie e ben 7 ori, ultimo dei quali quest’oggi, grazie alle
ragazze della 4x400, vincenti sul dream team americano, beffato proprio nei
metri conclusivi.
La Giamaica ha così chiuso seconda nel medagliere, seconda solo
al Kenya, altra nazione molto chiacchierata negli ultimi tempi per questioni di
doping, eppure capace di mettere a segno 16 medaglie sull’onda dei diversi
numeri uno che adesso arrivano a conquistare specialità un tempo ignorate. Oggi
l’ultimo trionfo ha preso le sembianze di Asbel Kiprop, assolutamente
imbattibile in volata sui 1500 metri, vinti per la terza volta consecutiva in
una rassegna iridata.
La sagoma del longilineo atleta keniano ricorda molto i
fisici degli altisti, protagonisti in contemporanea di una gara piuttosto
nervosa, poco esaltante tecnicamente, appesantita dalla pedana bagnata. C’era
anche Gimbo Tamberi in pedana, mezza barba ma stavolta il ragazzo non ha volato,
costretto a fermarsi con l’asticella posta a 2,29. L’azzurro non ha brillato e
si è giustamente arrabbiato, anche se per entrare sul podio non sarebbe
comunque stato facile. In tre infatti si sono contesi l’oro a 2,36, Bondarenko,
Drouin e l’idolo di casa Zhang, incapaci di librarsi oltre un muro insuperabile.
E’ così servito lo spareggio per decidere il successo del canadese, parso nel
complesso più in condizione degli altri. Il cinese Zhang ha in parte colmato la
delusione del pubblico nel vedere sconfitta in extremis la connazionale Lyu nel
giavellotto, passata alla fine dalla tedesca Molitor, autrice del miglior
lancio dell’anno con 67.69. L’Etiopia fa man bassa nei 5000 metri, con tre
atlete sul podio, tra cui una Genzebe Dibaba sorprendentemente terza, mentre
in maratona festeggia la sua omonima Mare
Dibaba, coraggiosa e vincente sul plotone keniano capeggiato da Helah Kiprop.
L’ultima gara è una vittoria degli Stati
Uniti, con gli uomini della 4x400, questi sì da oro in una spedizione
abbondantemente al di sotto delle proprie possibilità. E’ stato un Mondiale
duro, con tante sorprese, con pochi campioni in grado di confermarsi, con l’Italia
assente dal medagliere e peggiore di sempre. Ma questa è un’altra storia…
(Foto Giancarlo Colombo/FIDAL)
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