domenica 30 agosto 2015

GOOD BYE BEIJING!

C’è sempre un po’ di malinconia alla fine di un grande evento, così quando si arriva alle staffette del miglio di un Mondiale il pensiero va già alla prossima volta. Nel 2016 ci saranno i Giochi di Rio, l’obiettivo più importante del quadriennio, l’occasione da non fallire, soprattutto per chi sarà impegnato nell’ultimo appuntamento olimpico di carriera.
Lo sarà per Usain Bolt, re anche a questo Mondiale, contro previsioni, critiche e illazioni, a volte davvero troppe, soprattutto quando di fronte si ha il più forte velocista di sempre. Tre ori portati a casa da Pechino, proprio come nel 2008 quando aprì di fatto il suo dominio mondiale, simbolo di una nazione piccola ma vorace.
Molti pensavano che la Giamaica bersagliata di polemiche e presa di mira da IAAF e Agenzia mondiale antidoping, presenziasse remissiva qui a Pechino, lasciando per strada parecchie medaglie. Niente di tutto ciò perché alla fine i giamaicani hanno volato, con 12 medaglie e ben 7 ori, ultimo dei quali quest’oggi, grazie alle ragazze della 4x400, vincenti sul dream team americano, beffato proprio nei metri conclusivi. 
La Giamaica ha così chiuso seconda nel medagliere, seconda solo al Kenya, altra nazione molto chiacchierata negli ultimi tempi per questioni di doping, eppure capace di mettere a segno 16 medaglie sull’onda dei diversi numeri uno che adesso arrivano a conquistare specialità un tempo ignorate. Oggi l’ultimo trionfo ha preso le sembianze di Asbel Kiprop, assolutamente imbattibile in volata sui 1500 metri, vinti per la terza volta consecutiva in una rassegna iridata. 
La sagoma del longilineo atleta keniano ricorda molto i fisici degli altisti, protagonisti in contemporanea di una gara piuttosto nervosa, poco esaltante tecnicamente, appesantita dalla pedana bagnata. C’era anche Gimbo Tamberi in pedana, mezza barba ma stavolta il ragazzo non ha volato, costretto a fermarsi con l’asticella posta a 2,29. L’azzurro non ha brillato e si è giustamente arrabbiato, anche se per entrare sul podio non sarebbe comunque stato facile. In tre infatti si sono contesi l’oro a 2,36, Bondarenko, Drouin e l’idolo di casa Zhang, incapaci di librarsi oltre un muro insuperabile. E’ così servito lo spareggio per decidere il successo del canadese, parso nel complesso più in condizione degli altri. Il cinese Zhang ha in parte colmato la delusione del pubblico nel vedere sconfitta in extremis la connazionale Lyu nel giavellotto, passata alla fine dalla tedesca Molitor, autrice del miglior lancio dell’anno con 67.69. L’Etiopia fa man bassa nei 5000 metri, con tre atlete sul podio, tra cui una Genzebe Dibaba sorprendentemente terza, mentre in  maratona festeggia la sua omonima Mare Dibaba, coraggiosa e vincente sul plotone keniano capeggiato da Helah Kiprop. 
L’ultima gara è una vittoria degli Stati Uniti, con gli uomini della 4x400, questi sì da oro in una spedizione abbondantemente al di sotto delle proprie possibilità. E’ stato un Mondiale duro, con tante sorprese, con pochi campioni in grado di confermarsi, con l’Italia assente dal medagliere e peggiore di sempre. Ma questa è un’altra storia…

(Foto Giancarlo Colombo/FIDAL)

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