Adesso, dopo i 200 metri, viene ancora più facile l’accostamento
fra Dafne Schippers e quella connazionale
che divenne leggenda nel secondo dopoguerra. Per carità, per arrivare al
livello di Fanny Blankers-Koen, che nel 1948 dominava i Giochi di Londra con
quattro ori, ce ne vuole ancora, ma oggi la biondona olandese ha costruito ciò
che mai nessuna europea, neanche le rocciose rappresentanti della DDR anni ’80,
era riuscita a fare prima.
Una
progressione irresistibile, micidiale a cui si sono dovute piegare tutte,
caraibiche ed americane comprese, costrette ad inchinarsi a questa possente
ragazzona, viso gentile e modi semplici, ma grinta da vendere quando è il momento
di spingere. La Fraser-Pryce era riuscita a contenerla, precedendola sul
traguardo grazie alle sue qualità esplosive, sufficienti a domarla nei 100
metri. Oggi però nulla ha potuto l’altra giamaicana, Elaine Thompson,
avvicinata, affiancata e irrimediabilmente superata. La Schippers stavolta non
ha fallito, si è presa il suo oro alla grande: 21.63 per lei, nuovo record
europeo, terza donna di sempre al mondo, preceduta solo dalla Florence Griffith
bionica di Seoul 1988, e dai relitti ante-squalifica di Marion Jones, che corsa
nel 1998 appena un centesimo meglio tra le alture di Johannesburg. Poi da oggi
c’è lei, Dafne, donna delle multiple atterrata nel mondo dello sprint, capace
di mettersi alle spalle autentiche celebrità della storia della velocità:
Merlene Ottey, Allyson Felix, Marita Koch, Heike Drechsler, tutte dietro, tutte
meno veloci della Schippers di oggi a Pechino. L’espressione incredula, con lo
sguardo a cercare amici e familiari in tribuna, lascia spazio poco dopo agli
abbracci ed alla gioia per una vittoria sensazionale, con la giamaicana
Thompson seconda in 21.66, quinta al mondo di sempre, e con Veronica
Campbell-Brown addirittura bronzo con 21.97. Restano incredibilmente fuori dal
podio la statunitense Candice McGrone con 22.02 e la bravissima Dina
Asher-Smith, neanche 20 anni ma record britannico con 22.07, per una delle
finali di 200 metri più veloci di sempre.
OSTACOLI SORPRESA: podi che non ti aspetti, con protagonisti
più o meno favoriti che si perdono per strada, uno dopo l’altro. Ecco allora
che per il russo Sergey Schubenkov e per la giamaicana Danielle Williams, si materializzano
ghiotte occasioni per scrivere le più belle pagine della loro non lunga carriera,
sfruttando al meglio le opportunità concesse. Superlativo il russo che in
settima corsia approda al record nazionale, prima volta sotto i 13 per lui, con
12.98, ad anticipare in tuffo sul traguardo il giamaicano Parchment e un
indistruttibile Aries Merritt. Per l’americano si trattava dell’ultima gara
prima del trapianto di rene a cui sarà sottoposto tra qualche giorno, la
medaglia di bronzo sarà un motivo in più per superare anche questa dura prova. Cose
meno straordinarie al femminile in termini di prestazioni, ma sorprese anche
più imprevedibili. Si impone infatti la giamaicana Danielle Williams, che con
il personale di 12.57 occupa così il vuoto lasciato dalla catastrofe
statunitense, con nessuna americana sul podio delle quattro favorite alla
vigilia dei Mondiali. Fuori Harper e Harrison in semifinale, grigie Rollins e
Nelvis in finale, dove invece emergono inaspettate la tedesca Roleder e la
bielorussa Alina Talay.
E POI ARRIVA SUPERMAN: Per fortuna c’è Ashton Eaton a salvare la
faccia statunitense. L’americano tiranneggia nelle cinque prove di Decathlon,
regalando sul finire di giornata anche un fantastico 45.00 sui 400 metri. Al
momento viaggia in testa con 4703 punti, andatura da record mondiale, costruita
anche su un notevole 10.23 sui 100 metri, oltre che su un 7.84 nel salto in
lungo. Proprio dalla pedana del lungo è arrivata in serata un’altra soddisfazione
per la squadra “Stars and Stripes”, merito di Tianna Bartoletta, autrice di un
ultimo balzo da 7.14, per acciuffare in extremis una vittoria tutt’altro che
scontata. Prima fino a quel momento era infatti la britannica Shara Proctor con
7.07, alla fine argento, davanti alla serba Spanovic, anche lei sopra i 7 metri
(7.02) per una gara di ottimi contenuti.
ITALIA APPESA A TAMBERI: resta Gimbo Tamberi, l’ultima speranza
per una medaglia italiana, l’unico in grado di competere per un podio. Il
marchigiano si è qualificato per la finale dell’alto, superando al primo
tentativo i 2.29, prima di fallire i tre tentativi a 2.31. La finale è prevista
per domenica, lì servirà ben altra determinazione e brillantezza per rispondere
ai fenomeni in pedana. Nella stessa competizione una brutta tegola in extremis
era arrivata da Marco Fassinotti, costretto al ritiro per il riacutizzarsi di
un dolore al piede. A notte fonda italiana erano anche naufragate le speranze
di podio della marcia femminile. Eleonora Giorgi e Elisa Rigaudo erano buone
frecce da scoccare in chiave podio ed in effetti le due italiane lottavano per
il bronzo fino a circa il 17° km. Poi il buio, con una doppia squalifica per
entrambe che lascia sola una pimpante Antonella Palmisano. La pugliese non si
rassegna e risale fino ad un’ottima quinta posizione, un barlume di speranza azzurra
in vista dei Giochi di Rio in una specialità che ha visto vincere la cinese Liu,
davanti alla connazionale Lu. Le due sono oro e argento, per la soddisfazione
di un italiano che in Cina ha costruito una scuola vincente, Sandro Damilano.
(Foto Giancarlo Colombo/FIDAL)
(Foto Giancarlo Colombo/FIDAL)
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