domenica 16 agosto 2015

SEI ANNI FA, BOLT RE DI BERLINO

Ritorno al futuro, sei anni fa a Berlino, Olympiastadion, il maestoso teatro nel quale divenne leggenda il mito di Jesse Owens nei Giochi Olimpici del 1936, annientando avversari in beffa ai pregiudizi razziali sotto gli occhi dei massimi rappresentanti del “Terzo Reich”. 73 anni dopo un’altra leggenda è destinata ad essere incoronata, stavolta durante i Campionati Mondiali di atletica organizzati dalla IAAF. Usain Bolt è il personaggio più atteso, la stella sulla nuova pista blu costruita per assecondare qualità e spinte dei campioni in gara.


Il giamaicano è il volto della rassegna, il pubblico è tutto per lui e per i suoi compagni di squadra, con la gente a caccia in città di immagini, magliette e souvenir con i colori giallo-nero-verdi di Giamaica. Nella celebre Alexanderplatz è stato anche realizzato un villaggio dedicato all’isola caraibica ed al “reggae style”, con tanto di rettilineo allestito per sfidare gli amici con premi in palio rigorosamente firmati Giamaica.
Usain è il campione olimpico, demolendo avversari e record a Pechino un anno prima, lanciando la sua saetta nel cielo dello sport mondiale. Tutto il mondo adesso parla di lui, dei suoi tre ori olimpici conditi da primati, cancellando i confini dello sprint. Una campagna promozionale per le strade di Berlino lo mostra braccia alzate con una scritta “Who Faster?”, una domanda destinata a rimanere senza risposta.

Con le sue prestazioni ha creato un solco rispetto agli altri sprinter, un distacco a cui gli appassionati si aspettano di assistere anche in Germania. Il 15 agosto, in mattinata, il debutto è una passeggiata sotto la tribuna, lasciandosi andare rilassato nella seconda parte di gara per chiudere la sua batteria in 10.20.

Un pomeriggio caldo e soleggiato fa da cornice ai quarti di finale, con Bolt in corsia 4, alla sinistra dell’amico e compagno di allenamenti, il caraibico di Antigua & Barbuda, Daniel Bailey. Chiacchierando e scherzando, i due controllano in testa, 10.02 per Bailey, un centesimo in più per Bolt. Nelle altre batterie sorprendono i rivali, Asafa Powell e Tyson Gay scendono sotto i 10 secondi, biglietto da visita per far crescere la tensione, per infiammare il pubblico.

Il 16 Agosto è il grande giorno: il “Daily News” della rassegna riporta un articolo riguardante “il duello”, Tyson Gay contro Usain Bolt, questa è la sfida della serata. Ma prima ci sono le semifinali del pomeriggio, programmate per le 19:10, di cui la prima è quella con Bolt, ancora opposto a Daniel Bailey. Dopo due false partenze e alcuni momenti di tensione, con un grosso sospiro di sollievo quando il cartellino rosso va al britannico Tyrone Edgar, la gara è pronta a regalare grandi prestazioni. Usain Bolt chiama il silenzio prima della partenza, allo sparo mette insieme una buona accelerazione che lo lancia verso una facile vittoria, scherzando e correndo in decontrazione per un notevole 9.89. Dietro di lui, Bailey (9.96), Darvis Patton (9.98) e Marc Burns (10.01) conquistano la finale. Nell’altra semifinale Tyson Gay tiene fede al suo ruolo di rivale, vincendo in 9.93 su Asafa Powell (9.95), con Richard Thompson (9.98) e Dwain Chambers (10.04) qualificati per la finale.


Il pubblico sta aspettando solo quello, i 100 metri, per conoscere chi sarà il re. Le bandiere giamaicane sventolano sugli spalti, uno striscione recita “BOLT is a LEGEND”, l’Olympiastadion è stracolmo alle 21:30, quando Valerie Adams sta ancora celebrando in pista il suo fresco oro nel peso. 
L’atmosfera è elettrica, in attesa di una gara straordinaria. In corsia 4 Usain Bolt, al suo fianco in quinta Tyson Gay, quindi in sesta Asafa Powell, tre frecce pronta a scoccare verso la corona dello sprint. Il campione olimpico scherza dietro ai blocchi, salutando gli spettatori e giocando con le telecamere. Vicino a lui un serioso e concentrato Tyson Gay si limita a bere dalla sua bottiglietta d’acqua, mentre un estroverso ed inusuale Asafa Powell imita il suo connazionale lasciandosi andare a qualche  gesto scherzoso. Il resto è storia: una straordinaria accelerazione all’uscita dei blocchi, veloce, intensa, potente, al fianco di Tyson Gay solo nei primi metri. Il drive lascia infatti poi spazio ad una superlativa fase lanciata, contro il tempo, per confermarsi sua maestà. Uno sguardo a destra e a sinistra, nessuno è in grado di tenere il passo, Powell e Gay sempre più lontani alle sue spalle. 

Quando Bolt taglia il traguardo il pubblico si esalta, un boato a seguire il lampo che ha bruciato la pista in 9.58! Record del mondo, il più veloce sul pianeta, e medaglia d’oro per affermare il dominio giamaicano nello sprint. Anche Asafa Powell festeggia, per lui è arrivato un bronzo, terzo in 9.84, alle spalle di un grandissimo Tyson Gay, che stabilisce il nuovo record Americano con 9.71. I fotografi corrono dietro i campioni, i giamaicani ballano e salutano il pubblico, una festa reggae è appena cominciata. Era il 16 agosto 2009, quando un’altra leggenda conquistò Berlino, quando un altro uomo sfrecciò nella storia dell’atletica.



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