Se fosse un fumetto non avrebbe difficoltà ad entrare nella
schiera dei supereroi della Marvel, al fianco di Spiderman, Thor, Batman e
Hulk, anzi, probabilmente toglierebbe il posto a Capitan America. Già, perché oggi
Ashton Eaton ha salvato gli Stati Uniti da un’altra giornata nefasta a questi
Mondiali cinesi, centrando non solo un oro, ma superando se stesso, arrivando
lassù dove neanche se stesso era mai riuscito.
Finora era la sua versione 2012
a detenere il record mondiale del Decathlon, per intenderci eravamo non lontani
dai Giochi di Londra, quando ai Trials di Eugene il superman dell’Oregon mise
insieme 9039 punti, unico uomo assieme al ceco Roman Sebrle ad aver superato
quota 9000. Oggi Eaton ha fatto ancora di più, sfruttando lo slancio anche psicologico
di quello strepitoso 45.00 sui 400 metri di ieri, la conferma che quest’uomo
era pronto per la sua “mission impossible”. Dieci fatiche affrontate con la
concentrazione e la determinazione di chi si gioca tutto in ogni momento,
rischiando centimetri, forzando l’azione, cercando di curare ogni minimo
dettaglio che possa servire ad incrementare qualche punto, ad avvicinare il
proprio personale. Così, quando alla partenza dell’ultima prova della seconda
giornata, i 1500 metri, gli si chiedeva un tempo al di sotto dei 4:18, dal suo
sguardo si capiva che avrebbe dato il massimo anche lì, su quell’ultimo muro che
nella maggior parte dei casi è il punto debole di ciascun decatleta. Eaton
rappresenta l’eccezione, perché sull’onda emotiva di uno stadio tutto per lui,
e grazie all’aiuto prezioso dell’algerino Bourrada,a fare l’andatura, lo
staunitense ha centrato anche quell’obiettivo, 4:17.52, il tassello mancante
per totalizzare 9045 punti, il nuovo record del mondo! Stavolta questo superman
con la divisa rossa del “track and field” americano, su cui peraltro la scritta
“USA” sul petto ricorda vagamente quella di un supereroe, ha davvero consumato
ogni minima energia, esausto ma felice, al limite della commozione. E se mancano
le forze anche per l’immancabile foto a fianco del display con il proprio
record, le energie lo reggono per abbracciare i suoi famigliari e la sua dolce
metà, Brianne. Qualche lacrima, le emozioni di una coppia nata grazie alle
prove multiple, lei argento nell’eptathlon, lui nell’Olimpo del decathlon.
GIAMAICA IMPRENDIBILE: la penultima giornata di questi
Mondiali ha ancora sorriso ai velocisti dell’isola caraibica, trascinati da
Usain Bolt e Shelly Ann Fraser-Pryce verso altri due ori con le rispettive
staffette veloci. Probabilmente i quartetti giamaicani avrebbero vinto anche
facendo a meno dei due mostri, perché il margine sulle squadre avversarie si è
sempre mantenuto tutt’altro che esiguo. In particolare sono mancati gli Stati
Uniti, mai in testa al femminile, con le giamaicane Campbell-Brown e Morrison
già in testa a metà gara. Poi la differenza l’ha fatta Elaine Thompson nella
terza frazione, scappando via all’americana Prandini, per cedere poi il
testimone alla Fraser-Pryce, nettamente prima con il record dei campionati
abbassato a 41.07, per il secondo crono
di sempre al mondo. Secondo posto per le americane, che, nonostante la presenza
di Allyson Felix, sono apparse distanti dal quartetto che tre anni fa giganteggiava
ai Giochi di Londra a suon di record. Ma il vero smacco per gli States arriva
al maschile, dove Justin Gatlin e compagni ne combinano un’altra delle loro,
allontanando ulteriormente l’obiettivo delle 30 medaglie che la spedizione
americana si era prefissa prima di questi Mondiali. Stavolta il testimone
arriva sano e salvo al traguardo, con i quattro americani comunque in festa per
una medaglia d’argento alle spalle di un’imprendibile Giamaica, con Bolt in
trionfo per il terzo oro. Peccato che poi per gli Stati Uniti arrivi la
squalifica per il brutto ultimo cambio fra Tyson Gay e Michael Rodgers, con
quest’ultimo che fa suo il testimone già uscito dalla zona cambio. Salgono così
sul secondo gradino i sorprendenti cinesi, con un notevole 38.01, quindi il
Canada di Andre De Grasse, lui sì ancora a medaglia nella rassegna iridata.
Le staffette avevano concesso qualche scampolo d’azzurro in
mattinata per la presenza dei quartetti femminili sia in 4x100 che 4x400. Su
entrambe le gare le nostre hanno retto bene il confronto, mettendoci impegno e
centrando discreti risultati. Assolutamente positiva la prova di
Chigbolu-Bonfanti-Folorunso-Bazzoni che, nonostante l’assenza di una Libania
Grenot infortunatasi a ridosso dell’impegno, hanno saputo centrare un buon
3:27.07, finendo non distanti dal primato italiano. Bene anche le ragazze della
staffetta veloce, con cambi tutto sommato positivi fino all’ultimo, fra
Bongiorni ed Hooper, con quest’ultima che perde tempo a voltarsi, rallentare e
ripartire. Il crono finale è comunque di 43.22, secondo di sempre in azzurro,
che non vale tuttavia il passaggio del turno con un settimo posto conclusivo.
Peccato, anche se restano le note positive che su questo quartetto Riva,
Siragusa, Bongiorni, Hooper ci si può lavorare eccome, per farlo crescere al
meglio in futuro.
MARCIA, AZZURRI DIETRO: La sessione mattutina della
penultima giornata di gare è stata anche l’occasione per vedere all’opera i
marciatori italiani della 50 km di marcia. Marco De Luca, Matteo Giupponi e
Teodorico Caporaso hanno chiuso nel mucchio, con De Luca 16° al traguardo e più
deluso di tutti per non essere partito prima all’attacco per recuperare posizioni. Il romano ha
preceduto Giupponi, 20 secondi dietro, quindi è stata la volta di Caporaso, a
concludere al 25° posto.
KUCHINA PIEGA ANCHE BLANKA: Una grande affermazione la trova
Maria Kuchina sulla pedana dell’alto, impeccabile nel suo percorso che in sei
salti la porta oltre i 2.01. Una misura centrata con qualche errore anche da Blanka
Vlasic e Ana Chicherova, brave a centrare il podio, ma senza riuscire a
strappare alla giovane russa il suo primo oro mondiale all’aperto, in una
carriera già lunga, iniziata da giovanissima spesso rivale della nostra Alessia
Trost. Ecco, questa è anche una vittoria che lascia un po’ di rammarico perchè
l’azzurra in passato era spesso stata superiore alla Kuchina, presente a
Pechino al contrario dell’italiana, che aggiunge purtroppo un’altra assenza pesante
ad una grande rassegna internazionale.
FARAH IMBATTIBILE: Mo Farah se è in condizione è
imbattibile, quanto meno lo è su 5000 e 10.000 metri. Se poi gli preparano la
gara sulla tattica estrema, con ritmi a dir poco lenti (il primo 400 a 1’13),
lui non può far altro che colpire a suo modo quando è il momento, liberando la
sua irresistibile volata lunga, quella che di fatto gli ha consegnato altri 4
titoli mondiali e 2 ori olimpici. Anche stavolta l’epilogo è stato a suo
favore, nonostante abbia trovato nel keniano Caleb Ndiku un valido avversario
nell’ultimo chilometro, dove ha comunque mantenuto un margine a suo favore di
circa un secondo, con un parziale di 2:19.20. Di certo Farah ha dimostrato di
possedere una grande testa oltre che un fisico straordinario, arrivando
preparato al meglio ad un Mondiale preceduto da tante pressioni ed incertezze
legate ai tentativi poco fortunati su strada della scorsa stagione ed alle voci
di doping che avvolgono il suo allenatore Alberto Salazar.
Il Mondiale delle sorprese ha riservato quest’oggi l’argento
del belga Philip Milanov nel disco, quasi ad insidiare i 67,40 del vincitore
Piotr Malachowski, finalmente oro in assenza di Robert Harting. Altra vittoria
poco pronosticabile infine quella della Arzamasova negli 800 metri, con la
favorita Eunice Sum solo terza, preceduta anche dalla canadese Melissa Bishop.
(Foto Giancarlo Colombo/FIDAL)
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